Mendieta: “perché i bookmakers non sono imbattibili, il mio metodo”

Mister Mendieta, per diversi anni betting advisor per diverse società di scommesse a Malta, oggi abile tipster. La sua ultima sfida si chiama coaching. La sua specialità sono i mercati del calcio (in particolare gli Over nei primi tempi), tennis, Formula 1 e Moto Gp.

L’intervista all’advisor Mendieta

Partiamo dal sfatare alcune leggende: si vocifera nell’ambiente che tu conosca almeno un centinaio di tecniche e strategie per operare live. E’ vero?

Penso che tutto questo sia normale per un professionista ma a fare la differenza è la testa: mentalità, disciplina. Qualsiasi tecnica non vale nulla se non si lavora con quote di valore. Ricordatevelo sempre.

Le strategie di Mendieta

Chi parla con te però riesce ad ottenere un immediato feedback per qualsiasi tipo di strategia, approccio, tecnica. Quante ne conosci?

Sinceramente non le ho mai contate, diciamo che mi viene naturale applicare una determinata tecnica ad una situazione particolare che accade in-play durante una partita. Per molti anni ho fatto trading nel betting exchange e penso di conoscere un centinaio di strategie almeno da applicare su Betfair anche se il lavoro è a monte nella selezione delle quote, ad iniziare dal prematch.

Negli ultimi anni però ha sviluppato tecniche soprattutto per le scommesse tradizionali.

Si, sono andato contro corrente. Mentre nascevano sport trader come i funghi e dopo 15 minuti si sentivano dei guru su Betfair, la mia sfida è quella di rendere profittevoli molte strategie sia prematch che live sulle piattaforme di scommesse. E’ una sfida personale.

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Con il mio metodo…

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Il metodo Mendieta

Puoi spiegarci il metodo Mendieta?

Filtro ogni partita secondo determinati parametri oggettivi ed applico quello che ritengo sia un metodo scientifico.

Perché lo ritieni un metodo scientifico?

Le sensazioni e opinioni personali hanno un peso minimo nelle valutazioni, molto marginale. Il metodo parte dalla elaborazione dei numeri e delle statistiche, ma il segreto è COME elaborare quei dati ed oltre non posso andare. Però ho numeri attendibili molto reali nel calcolo delle probabilità con dei range molto particolari.

E’ molto più facile calcolare la probabilità su quando (in un arco di tempo definito) una squadra segni un goal (o lo subisca) rispetto che prevedere il risultato finale di una partita (che dipende da una serie infinita e casuale di fattori).

Il confronto tra Exchange e bookmakers

Riprendiamo dal principio: quali sono i vantaggi nello scommettere con i bookmakers?

Partiamo dal presupposto che le quote di valore (cioè le quote che nascono da errori di valutazione) le trovi più facilmente sui book che in exchange o su bookmakers asiatici o che operano in mercati con grossa liquidità come Pinnacle. Ma non solo.

Le quote in Exchange e su Pinnacle sono troppo ben bilanciate?

In chiusura di mercato (cioè al fischio d’inizio dell’arbitro) si.

Le quote di chiusura in Exchange in match con molta liquidità alla fine danno un prezzo che è molto vicino alle probabilità reali anche perché la lavagna è vicina al 101%. Pinnacle 102-103.

E’ l’incontro perfetto tra domanda ed offerta in un mercato enorme (mi riferisco naturalmente sulla piattaforma internazionale di Betfair e sui book asiatici), la sintesi perfetta di tutte le informazioni ed analisi. E’ dura nel lungo periodo batterli soprattutto prematch. Live c’è qualche spiraglio in più ma attenzione alle commissioni.

Perché i book sono battibili

Altri edge che si ha nello scommettere con i bookmakers?

Premesso che per me il betting exchange, se lo si sa usare , è uno strumento eccezionale e potentissimo durante i live, gli errori però li trovi sui book commerciali.

Il problema sono i frequenti ban. Diciamo che chi fa i soldi nel betting è colui che riesce nel miglior modo possible a lavorare con questi bookmakers commerciali (che commettono molti errori) evitando o aggirando i ban e qui mi devo fermare.

Altri vantaggi?

Rispetto all’exchange puoi avere maggiore liquidità in determinati eventi o mercati. In ogni caso bisogna operare su tutte le piattaforme, anche sullo scambio scommesse, per essere vincenti. Devi saper cogliere le opportunità, dove capitano.

Quindi il mito che i bookmakers fossero imbattibili è solo un’altra leggenda?

Partiamo dal presupposto che il 98% degli scommettitori è perdente ma non perché le quote proposte oggi dal mercato sono imbattibili ma perché non sanno scommettere o sono indisciplinati.

Quindi la gente perde per demeriti propri?

E’ una domanda retorica. Mi spiego meglio: una volta i bookmakers erano molto vicini ad essere un muro inespugnabile perché il quotista era una persona pagata per stare 24 ore su 24 a studiare determinati mercati e c’era uno specialista per ogni sport e campionato. Quindi gli scommettitori si scontravano con veri professionisti.

Ora queste figure sono rare, tranne che in alcuni bookies come Pinnacle, forse Sbobet. Ai book interessano solo i flussi finanziari e di garantirsi un aggio. L’attività più delicata (la costruzione delle quote, dei prezzi!) per gli allibratori tradizionali viene delegata da società esterne. Da questo particolare potete capire che il sistema si poggia su basi tutt’altro che solide.

Come mai hai deciso di lasciare il banco e di passare dall’altra parte?

Parto dal presupposto che – per la piega politica che ha preso il settore a livello mondiale – non condivido assolutamente l’attuale modus operandi ed ho capito che il mio posto è dall’altra parte del banco.

Lo hai capito in che modo? Cosa ti ha spinto di dire addio?

Quando capisci che potresti guadagnare molto e che i tuoi futuri avversari sono molto vulnerabili per ragioni non determinate dal mercato. Alla guida dei bookmakers non esistono più tecnici, tranne Bet365 al cui vertice c’è sempre la famiglia Coates.

E’ uno dei pochi bookmakers commerciali che si salva?

Sono partiti con un’agenzia e un piccolo ufficio in un parcheggio ed ora hanno un impero. Lo sai perché? Non hanno mai fatto fusioni, non sono quotati in borsa, non hanno investitori e direttori arrivati dal mondo dell’alta finanza che non capiscono nulla di betting. Decidono tutto loro con grande competenza. Come tutte le grandi società hanno anche loro dei problemini ma nulla rispetto ad altri gruppi che sono il risultato di più fusioni..

Un altro tecnico molto competente è Kenny Alexander che ha appena lasciato GVC. Anche lui fa parte della vecchia scuola.

La prossima settimana Mendieta ci spiegherà come – nonostante tutto – i book continuino a guadagnare.

Prima parte intervista – fine

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